1984

Onda silenzio sale sole

Il wind surf arrivò in Italia alla fine degli anni 70. Per alcune stagioni stetti a guardare i giovani liguri e i ricchi milanesi e torinesi miei clienti armeggiare con tavole, boma e vele. Li vedevo cadere e ricadere e poi alzare la vela e partire. Nei giorni di tramontana i cittadini partivano col vento in poppa… e non tornavano più. Li andavamo a recuperare, ‘jastemandu ù Segnù’, col moscone o col gommoncino. Io di tavole non ne avevo e stavo a guardare. Poi il terzo settembre, un amico dai lunghi capelli, partì con la sua bella barca a vela di legno per i Caraibi (credo vi sia rimasto a lungo…) e passando davanti alla spiaggia mi salutò urlando, ebbro di gioia, e quale tangibile segno del suo affetto, senza fermarsi, scaricò in mare la sua vissuta tavola per me. Coll’aiuto di Roberto (un giovane indigeno buono, che due anni dopo sarebbe morto in uno stupido incidente d’auto sull’Aurelia, a mezzo km da casa) il pescatore figlio di pescatore, che mi insegnò i rudimenti e venne in acqua con me tre o quattro volte, imparai a tenere piedi, braccia, culo e vela. Col vento forte non sono mai andato, ma al mattino, nella pausa pranzo e la sera, col levante o il ponentino, la vecchia tavola del marinaio per quattro estati mi ha portato sul mare… onda e silenzio, sale e sole… a volte cantavo, a volte andavo solo mezzo miglio al largo, mettevo la vela in acqua e mi sdraiavo a sentire il canto del mare. Questa, scattata da Christiane colla mia minox è una delle tre immagini dell’unione tra me e il geniale veicolo marino.

  • Virginio Briatore