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Life/
1978
Musicanti
A Pasqua venne al trullo un gruppo di amici musicisti del Conservatorio di Genova, tra cui il geniale compositore e trombettista Andrea Ceccon ( che poi avrebbe suonato con i Mau Mau e altre band). La ragazza suonava il flauto traverso e Stefano, qui con la chitarra, aveva una stupenda voce. Conquistato dalla quiete e dalla vita semplice Stefano non voleva più partire e rimase con me un paio di settimane.
1976
Anna T.
Per me e Roberto, che me la presento a Milano nel 1975, Anna T. che aveva addirittura un anno più di noi era una specie di efficientissima fatina: disegnava, dipingeva, faceva la grafica, lavorava e forse anche amava celebri attori! Un mito, poi improvvisamente impazzì felicemente e sposò un buonissimo gigante del antichissimo Sud. La prima volta che scesi a sud di Roma fu proprio per andare a trovare lei a Martina Franca… mi piacque così tanto e il marito era così gentile che ci sono rimasto vent’anni. Lei molti, ma
molti di meno!
Foto mia a Roma.
L’uomo delle Caverne
François Leblanc, laureato alla mitica ENA, aveva lasciato Parigi, si era comprato 3 grotte di pastori sulle pendici mediterranee del Luberon, vicino a Menerbes, e lì viveva con la sua compagna e due bellissimi bambini, tra cui Icaro. François per vivere faceva il muratore della pietra e mi prese a lavorare con lui. Nei 70 giorni passati assieme, quasi sempre soli dal mattino al tramonto, restaurando due belle case antiche, una in paese e una in aperta campagna, mi ha insegnato molte cose. Mi ha insegnarto ad aprire finestre negli spessi muri, servendomi solo di mazzuolo e scalpello, senza demoralizzarmi se le pietre venivano vià male. Un maestro per me. Una sera per festeggiare la fine-lavoro della casa urbana, ci facemmo rinchiudere nell’abbazia di Senanque e lì passammo la notte clandestina, a goderci il buio e l’architettura suprema, con un casco di banane, una bottiglia di champagne e un pacchetto di Gitanes papie mais.
Foto mie: François con la sigaretta in bocca ai piedi delle sua casa grotta, senza acqua corrente ed energia elettrica, mentre ‘rabbocca’ il vecchio camioncino; Icaro ripreso nella casa di Martine e Joel, in cui abitavo.
1975
Martine
Tutta la collana di affetti, case, musiche e linguaggi che mi lega alla Francia iniziò perché un giorno di fine ottobre del 1975 Martine e la sua amica svizzera Christiane mi diedero un passaggio in macchina su una Renault 4 a tre marce! Le invitai a casa mia a Finale Ligure per un piatto di spaghetti e poi decisi di accompagnarle alla scoperta del Tirreno. Finimmo a dormire in una casa abbandonata sopra Marciana Marina, nell’unico tratto costiero dell’Elba privo di strada. Dieci giorni in estasi ai suoi piedi! Faceva l’infermiera, era alta, nobile di portamento, aveva 25 anni e io 20. Nel febbraio del 1976 mi invitò al suo matrimonio con Joel, nella Drome, in una grande casa di montagna. La prima foto l’ho scattata io in Provenza un paio di anni dopo.
Testimoni d’amore
Il loro matrimonio mi impressionò alquanto, perché era laico e religioso allo stesso tempo. Li sposò il padre di Joel che era un vecchio Pastore protestante belga. In quella grande casa in estate ospitava una trentina di giovani. Padre e figlio erano stati in Africa e lavoravano nella cooperazione internazionale, così al matrimonio arrivò gente dal Canada, dal Congo, dalla Svezia. Josè ed io eravamo gli unici italiani. Si sposarono in cantina, dove avevano sistemato anche i tavoli per mangiare. Non si unirono tanto davanti a Dio, quanto davanti alla comunità degli uomini, degli amici, testimoni del loro amore. La festa durò tre giorni, eravamo circa 50 persone, tra cui diversi musicisti, fuori c’era la neve e dentro fuochi accesi giorno e notte