2009

Santa Chiara

La voce del maestro balza al di là del muro di cemento a blocchetti e raggiunge gli operosi allievi, tra i quali spicca fra Tommaso che da sei anni è novizio nel monastero Santachiara!

Dal 1990 in una ex officina in fondo a un cortile chiuso tra la ferrovia e il Naviglio Grande, a metà tra la Canottieri Olona e la Canottieri Milano c'è uno studio di design fra i più straordinari del pianeta.

 

È lo studio del mago Denis Santachiara, progettista autodidatta che inventa arredi, lampade, casalinghi e ambienti di inconfondibile presenza e originalità.

Nel 'monastero del progetto' si entra attraverso una reception condivisa con Miro Zagoli, uno dei più prestigiosi fotografi del design, nonché amico di infanzia di Santachiara. All'interno una grande sala dal pavimento chiaro è divisa come una T da una parete bassa in cemento: su un lato lungo vi è un grande tavolo cablato dove a seconda dei periodi lavorano dalle due alle sei persone. Sull'altro lato c'è il laboratorio di prototipazione con vari attrezzi tra un vero tornio industriale e una mitica Dimension, la nuova macchina per la prototipazione rapida in abs. Dice Santachiara: "Potevo comprarmi una porsche o una barchetta e invece mi son comprato un utensile incredibile: il primo oggetto che ho fatto è un vasetto col profilo di Totò, l'ultimo un componente per la nuova lampada Naos."

 

Il mago apre lo zainetto e tira fuori libri che sta leggendo: Neuroestetica, La fidanzata automatica, L'estinzione dei tecnosauri, Neuro-mania, La crisi dei musei, L'opera replicante. Più tardi un postino gli porterà un libro che aspettava da tempo: le 'Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti ”, del Vasari!

 

L'officina, a poche settimana dal Salone Internazionale del Mobile, gira a pieno ritmo: in arrivo ci sono 4 lampade, un porta schermi, uno sgabello, lo stand di Campeggi e una installazione con video 'esplosione' nei chiostri della Statale.

Quest'ultima in realtà è una lampada, denominata Zabriskie point, prodotta da De Majo che a partire da un nucleo centrale sembra esplodere e diffondersi in ogni direzione. L'installazione a soffitto lunga 70 metri riproduce con migliaia di foglietti di plastica trasparente i foglietti di vetro con cui la lampada sembra espandersi, evocando la mitica esplosione del film di Antonioni',  mentre una video proiezione dilata all'infinito l'effetto della disintegrazione.

 

Intanto, nel sole di marzo è fiorito l'albicocco del giardino e presto qualcuno dei 5 stagisti-discepoli, che ogni anno ruotano nello studio, potrà lavorare anche sotto le foglie dell'ippocastano.