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1977
Villaggio di Mulay Ibrahim
Ho scattato questa foto nel villaggio di Mulay Ibrahim, dove sono rimasto a lungo, da solo, sulle montagne del Marocco, d’inverno. C’era la neve, la terra era scura, le rocce gialle e violacee. Mi raggiunse un americano, più grande di me, che avevo conosciuto un mese prima nel deserto. Era un uomo molto sensibile, le stelle gli facevano girare la testa. L’anno dopo mi inviÚ una lettera che piacque molto a mia madre, in essa c’era scritto che sempre si ricordava di me ‘come di un santo fra i bambini’.
Peter
Con Peter ci incontrammo alla vigilia di Natale a Mamhid, là dove il Marocco finisce e inizia o perlomeno iniziava la famigerata ’muraglia verde’… sorta di terra di conquista verso l’ex Sahara Spagnolo, conteso per i suoi fosfati tra il Marocco e i Guerriglieri del Polisario, con Algeria e Mauritania a far da interessati spettatori-complici.
Peter aveva 10 anni più di me, era un americano di Seattle e aveva una moglie giapponese che viveva in Giappone. Era innamorato della natura e voleva fare il fotografo naturalista. Per campare faceva il commesso al supermercato.
Nel 2009, combinazione proprio dopo che ero stato a fare un worksho con i bambini Bielorussi a Creta ho ritrovato la sua lettera, con le belle foto che fece a Mamhid.
Lui dice delle cose gentili di me, perché era stupito nel vedere che ogni mattina una decina di bambini venivano sotto la nostra finestra e mi chiamavano per nome. Io non dimentico che la gamba mi si era gonfiata per un’infezione trascurata e che lui mi diede venti dei suoi pochi dollari, con i quali poter prendere il treno per Tangeri e poi il traghetto per Gibilterra.
Inoltre la sua lettera arrivò un giorno d’estate, e più esattamente il giorno successivo all’intervento chirurgico a cui mia madre si era sottoposta con grave rischio… e questa letterà così affettuosa, scritta addirittura in due lingue, la rasserenò molto..a cominciare dalle farfalle.
Lettera di Peter
Seattle, Washington August 13, 1977
Dear Gino,
Thank you very much for your nice letter and thè beautiful photògraphs.
I was glad to hear that you are doing well, stili travelling and now looking forward to a place in the country.
Since I returned, I have been enjoying travelling along thè seacoast and mountains of Washington and Oregon. I met a friend from Spain, named Justo who is free and we will be travelling together for a while with ray V.W. busto thè great National Parks of thè Western Uhited States such as the GrandCanyon in Arizona. By end November we will be in Mexico. I will return to Seattle in March of next year and I hope, also, to buy some land in the country and settle down for a few years working with photography and ceramic sculpture as well as learning farming. But the travelling bloodis not dead yet. Ih the future I still see myself making a trip to Asia and perhaps I will pass through Italy on the way.
Should you come to thè Uhited States, you are always welcome. I could give you some adresses in North America.
I’m learning Spanish and my friend Justo speaks French also, so that he can translate this for me that we can talk.
Enclosed are some photos I hope you like.
I think of you often and hope to see you again.
I’m sorry that I did not stop to see you in Finale Ligure, but I sense we will meet again, somewhere, someday. I enjoyed plorence and met a friend there.
The image I have of you, is as a saint with children.
Love, Peter
La grotta, il castello e le danze
Sono tornato tante volte a Menerbes e per tre estati di fila, 76/77/78, mi sono fermato a lavorare per due/tre mesi. Ho vissuto nelle millenarie grotte dei pastori, che il mio maestro François Leblanc aveva ‘murato’ e rigenerato in abitazione per la sua famiglia, senza acqua corrente né luce, nelle falaise del Louberon, immerse nella natura, introvabili agli estranei. Nel più piccolo e tenero di quegli anfratti - lo studiolo in cui François scriveva - una solitaria notte di giugno, grazie a una magia messicana, ho viaggiato per mille anni. Ho vissuto nel castelllo (qui fotografato dalla rocca del cimitero abbandonato) appartenuto a Nicolas De Staël, ospite di suo figlio Gustav De Staël ( anche lui pittore, che oggi credo sia curatore del Museo dell’Hotel de Ville a Parigi) ed è proprio sulla soglia che Elena, approfittando dello scalino, raggiunse per la prima volta la mia bocca.