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2012
Yangon
Vista dal nostro albergo, uno degli ultimi in stile coloniale, con camere grandi, terrazze, piscina e un costo accessibile!
I ragazzi dello staff sono simpaticie e spiritosi. Ho chiesto di farmi fare una giacca come le loro divise. Al ritorno me l'hanno fatta trovare... impeccabile, ma un poco cortina di maniche!
Yangon
View by our room. Hotel Yuzana, uno degli ultimi posti veri. I nuovi alberghi sono dei casermoni giganteschi e spettrali, quasi tutti di stampo cinese.
Nella parte più densa della città, vicino all'incontro dei due grandi fiumi, il vecchio e il nuovo generano una stratificazionea suo modo affascinante.
2011
Fiume e mare
Kampot è forse l’ultima città della Cambogia con un poco di sapore e di vestigia dell’epoca coloniale. La attraversa un fiume breve, eppure ricolmo di acque anche a gennaio, nella stagione poco piovosa che va da novembre a maggio. Il fiume nasce 40 km a monte nel vicino Vietnam sulla cordigliera che separa i due paesi. Lo abbiamo risalito con una piroga a motore per circa 10km, e le grandi verdi curve del fiume, con le sue case di legno e bambù sulle rive
ci sono molto piaciute. Ma ciò che ha lasciato traccia indelebile nella mia memoria e che non ho fotografato ( ci sono giorni che lascio la macchina a casa perché voglio prepararmi al grande oblio) sono le barche di pescatori che discendevano il fiume, con le loro bandiere alte su canne fluttuanti e solo 2 uomini di equipaggio: uno a prua a sistemare reti e attrezzi e uno a poppa al timone. Tutti giovani, tutti belli, con le teste fasciate di panni colorati e denti bianchissimi… pirati di muggini e anguille… meglio, meglio di Johnny Depp!
Il mare è sabbioso, poco profondo a riva…perfetto per mamme e bambini ma poco divertente per nuotare e guardare la vita sottomarina. Con meno di un’ora di piroga si raggiungono però delle piccole isole dove si affittano dei bungalow primordiali e dove la sera la corrente se ne va…. e rimane la meraviglia del cielo visto da sotto le palme.
Vicino ad una spiaggia e all’imbarcadero per le isole ci sono delle piazzole di sosta in muratura, come un portico o un mercato coperto…. Su ogni piazzola sono sospese 4 amache e c’è un tavolino al centro. Si affittano per 2 dollari al giorno e le famiglie ci si sistemano per mangiare assieme, bere birra o the e poi farsi un pisolino all’ ombra e al suono dell’onda.
Le foto si chiudono con un immagine del mio amico, grande fotografo www.johnvink.com/JohnVinkSite/index.html">Jhon Vink, che vive in Cambogia da 11 anni con sua moglie ( ritratta vicino a lui) e la loro figlia di 10 anni;
unitamente all’immagine e al volto di una giovane madre, venditrice di zucchero di canna, fotografata da Pierre…e il cui sorriso sotto al cappello mi ricorda certi dipinti delle corti rinascimentali italiane!
Cambogia: il paese del sorriso
La Cambogia è un antico paese molto giovane.
Dal 1975 al 1995 un’assurda guerra civile ha sterminato un terzo della popolazione. Oggi la metà dei circa 7 milioni di Cambogiani ha meno di 20 anni e la voglia di vivere e di ricostruire il paese è evidente.
Le persone sono oltremodo gentili, sembra esserci lavoro per tutti e tutto sembra essere gestito dai giovani. Sono giovani le persone che fanno funzionare gli alberghi, che affittano motorini e biciclette, che organizzano viaggi per terra e per mare. Migliaia di giovani, donne e uomini, riparano motori, elettrodomestici, barche, costruiscono cancelli di ferro e porte di legno, mobili e utensili; cucinano e servono cibi saporiti, ben presentati, buoni; coltivano campi e risaie, allevano animali, pescano nei fiumi, nei laghi, nel mare; allestiscono ovunque bar e ristoranti semplici ma accoglienti, con materiali naturali ed originalità estetica.
La capitale
Phnom Penh è una città in grande trasformazione, situata alla confluenza di tre fiumi, di cui uno, il Mekong di grande portata e impressionante estensione.
Vecchie meravigliose case di legno resistono per ora all’avanzata di massicce e brutali torri e ai soliti cubi abitativi di cemento, quasi sempre orribili ma con qualche lodevole eccezione che integra nel nuovo stilemi, fregi e dettagli della tradizione.
Di giorno si lavora, si comincia all’alba e ci si ferma verso il tramonto, dove i ragazzi si concedono un’oretta di gioco, passeggiate, chiacchiere, musica, birra... contemporaneamente si prepara la cena e si rassetta la vita del giorno con le sue attività (che spesso si svolgono nello stesso edificio-casa-stanza) per prepararsi alla notte. La notte è calma e maestosa e in questo senso davvero antica.